Tuesday, June 06, 2006

Primavera Sound 1 giugno 2006

Un’isteria collettiva spiegata a fatica.

Arrivo nei pressi del Forum di Barcellona che sono ormai quasi le 21.
Sul palco del Rockdelux, i Drones stanno suonando già da qualche minuto. Tutte le persone che conosco e che sono sotto il palco ad agitare la criniera torneranno indietro con il sorriso a trentadue denti che dà un concerto bellissimo. Rock and roll, blues e noise come si faceva una volta, un po' Jon Spencer e un po' no. Purtroppo non riesco a lasciarmi coinvolgere ed incomincio la marcia verso il Danzka Cd Drome dove Castanets è impegnato già da un po'.
Una serie di incontri fortuiti e gli obbligatori saluti di rito con amici e conoscenti di quelli che vedi solo una volta l'anno e in situazioni simili mi fanno perdere completamente lo show.
Ma ormai sono lì e prendo posto sotto il palco per l'esibizione della No Neck Blues Band.
Chiunque mastichi un po' di musica altra e si sia già imbattuto nel nome di questa bizzarra formazione sa cosa aspettarsi. Un'ora della più ardita improvvisazione musicale possibile in cui l'aspettatore viene coinvolto a più livelli e il concerto diventa performance.
E' curioso vedere una band contraria all'istituzione "palco" esibirsi all'interno di un festival in cui, per forza di cose, tutto è ordinato e stabilito. Infatti anche loro all'inizio sembrano fuori luogo e ci mettono un po' a lasciarsi andare. L'inizio del concerto è tradizionale. Un basso, una chitarra e una batteria. Pian piano che si avvicendano sul palco gli altri componenti della band (l'uomo con la barba pù lunga del mondo agli effetti ed una giapponese posseduta da Damo Suzuki alla voce) le cose si fanno più complicate, la musica diventa sempre più free fino a quando una piogga di piatti ed altri componenti della batteria incomincia ad invadere il palco, il batterista biondo si sposta alle percussioni ed inizia un suo personale show che lo porterà a finire il concerto praticamente nudo. Per me è tutto molto interessante, mentre la persona che ho vicino incomincia a manifestare antipatia per "il baccano più assurdo che abbia mai visto". E a colpi di "cos'è questa roba", decidiamo che è arrivata l'ora dei Motorhead.
L'ora di Lemmy.
Ecco, se non siete mai stati a Barcellona e non avete mai messo piede in un festival indie, fatto per un pubblico indie, in cui suonano gruppi indie, non potete capire il bellissimo shock causato dalla visione di biker e metallari impegnati a saltare e cantare insieme a ragazze con la frangia ed i vestiti anni cinquanta e giovani fighetti che danno l'idea di vivere gomito a gomito con lo spleen da quando si alzano fino a quando non vanno a dormire. Tutto questo è successo durante il live set dei Motorhead, con il bubbone più famoso della storia del rock emozionato come un bambino per il suo primo concerto da sessantenne e la sua voce di cartavetrata violenta ed abrasiva come le note emesse dal suo basso. Fantastico. Anche se troppo lungo e fedele al motto:
"Tre minuti, quattro minuti, tiè, pure cinque. Poi però rompe il cazzo".
Durante Aces Of Spades vado a prendere posto sotto il palco in cui sta per suonare Why?.
Il concerto è carino e divertente. Nulla di più e nulla di meno. Scorre veloce come un sorso di birra e lascia subito il campo ai Fuckin' Grown-upshambles (come li chiama Lemmy).
Per chi scrive invece diventa l'ora della comida, riesco comunque a vedere un paio di pezzi. Con Pete Doherty che canta male, malissimo e il gruppo che suona benino canzoni che non faranno la storia del rock ma che assomigliano tantissimo a canzoni che hanno fatto la storia del rock.
Piano piano il pubblico si fa sempre più esiguo ed incomincia l'esodo di massa verso il Danzka Cd Drome.
Spiegare quello che sta succedendo in Spagna intorno agli I'm From Barcelona non è una cosa facilissima. Praticamente la band svedese si è ritrovata al centro di un vero e proprio caso. La sua canzone tormentone We're From Barcelona è diventato un inno per i tifosi del Barça nei giorni della Champions League, l'organizzazione del festival ha deciso di usarla come sottofondo per gli spot televisivi e la gente si presenta nei pressi del palco armata di foglietti e pronta ad abbandonarsi a cori ed urla di giubilo.
E' curioso vedere tutte queste persone che fanno le prove mentre il gruppo non è ancora salito sul palco. Ma è un attimo: le luci si spengono e dagli altoparlanti escono le note di Barcelona. La canzone di Freddie Mercury e Montserrat Caballé. Uno dei duetti più trash che la storia della musica ricordi. I ventotto svedesi (mancava uno) prendono posto dietro gli strumenti.
Cioè, i pochi che suonano prendono posto dietro gli strumenti, gli altri riempiono il palco non si sa bene per fare cosa. Qualcuno fa le foto, qualcuno suona il kazoo, qualcun'altro riprende.
Tutti ballano e cantano. In coro. In poco più di trenta minuti si aggiudicano l'award per la performance più divertente e fuori di testa dell'intero festival. Una sorta di Polyphonic Spree che devono ancora impare a suonare e con il più alto tasso di figa sul palco.
Chiude il tutto una versione acustica e sing along di We' re From Barcelona.
Il tempo di farsi una passeggiata, salutare Giulia che va a dormire ed è il turno di Yo La Tengo.
Sicuramente la band di punta di questa prima serata. Il gruppo con pià storia alle spalle (ok, dopo i Motorhead) e con il maggior talento.
Stranamente il concerto lascia un po' di amaro in bocca. Niente da dire sulle canzoni, ma stupisce la scelta di una scaletta maggiormente concentrata sui pezzi lunghi e psichedelici del repertorio.
Praticamente come vedere i Velvet Underground intenti a suonare kraut rock.
Bello ed interessante, ma non il concerto che era lecito aspettarsi.
Urbino lo scorso anno e la recente tourneè italiana sono tutta un'altra cosa.
Mentre il freddo diventa insostenbile, i tecnici si danno da fare per il cambio palco che trasformerà il forum in una dance hall.
Ma non ce la faccio. I miei piedi mi abbandonano e la stanchezza mi porta a rinunciare al dj set dei 2 Many Dj's.
Vado a dormire. Domani si ricomincia.

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