Saturday, April 23, 2005

Sulle Ali Della Farfalla - Blonde Redhead

Succede che passi la notte su un divano letto rimediato per caso all’ultimo momento…
Succede che non riesci a chiudere occhio perché un gatto, che condivide con il cantante dei Motorhead nome e baffi, vuole giocare al “kamikaze” lanciandosi su di te ogni cinque minuti.
Succede che poche ore dopo sei in piedi: in faccia i segni della nottata e nella testa il suono sordo ed impietoso di un martello pneumatico.
Di fronte, invece, hai il gruppo del momento e l’unica cosa che puoi fare é dimostrarti sveglio e brillante. C’è un’intervista da portare a termine e chi sostiene che quello del giornalista musicale non sia un lavoro duro è pregato cortesemente di chiudere ed andare a farsi un giro.


I Blonde Redhead siedono dall’altra parte del tavolo tranquilli e rilassati. Nonostante l’ora decisamente insolita sembrano freschi ed ansiosi di raccontare i segreti nascosti dietro un album bello ed importante come Misery Is a Butterfly (4A.D.).
Dopo i normali convenevoli di rito (la buon’educazione prima di tutto) e qualche chiacchiera buttata lì per spezzare la tensione, si decide di iniziare l’intervista.
Simone, il “gemello dietro i tamburi” è perso dentro la sua tisana, a rispondere sono Amedeo Pace e Kazu Makino. Le mie dita decidono di premere i tasti giusti del registratore, la “lucetta rossa” è finalmente accesa…si parte.

LT: “Una volta mi è capitato di leggere un’intervista a Brian Eno dove raccontava di aver inventato l’ambient music perché impossibilitato nei movimenti, a causa di una paresi dovuta ad un incidente, o qualcosa del genere. Mi sembra di aver letto una cosa simile anche nella vostra biografia (Kazu è rimasta, a lungo tempo, gravemente infortunata inseguito una caduta da cavallo ndi), significa forse che i grandi dischi, ed il vostro lo è, debbano per forza nascere da periodi di estrema difficoltà, oppure si tratta semplicemente di un caso?

Mentre Amedeo sta iniziando a rispondere, Kazu ferma tutto: vuole sapere di più su la storia di
Brian Eno…seguono alcuni minuti in cui il racconto completo de “Il Giorno In Cui Brian Inventò La Musica Ambient”, viene inframmezzato dai continui bisbigli della cantante: “It’s cool…cool”. Alla fine, è proprio lei che prende la parola.

Kazu: Vorrei dirti di no, vorrei davvero dirti che non è così e credo fortemente che le cose belle possano venire fuori anche da momenti felici. Come del resto le cose spiacevoli, per esempio: può succedere che sei contentissimo di andare a suonare in un bel posto, di fronte quello che ritieni un pubblico perfetto ed alla fine ti ritrovi a fare un concerto pessimo, magari commetti anche degli errori che ti rovinano la serata e ti fanno venire voglia di passare il resto del tempo in un angoletto a fissare il muro. Non sei la prima persona che ci parla di questo disco come del nostro migliore e di sicuro l'album è figlio di un brutto periodo per ciascuno di noi tre.
Forse hai ragione, io spero di no e spero che noi si possa essere il più felice possibile e creare lo stesso della musica altrettanto buona…per quanto sia molto difficile per me capire se quello che facciamo è bello o brutto.

LT: Trovo Misery Is A Butterfly carico di sentimento e per sentimento intendo quella sensazione di dolore e sofferenza che accompagna ogni singola parte dell’album, dalle parole alla musica, come se ci fosse un sottile filo rosso a legare tutte le canzoni. Un unico mood dall’inizio alla fine…
Amedeo: E’ così. In realtà è una cosa che abbiamo cercato di fare in ogni nostro lavoro, ed è quello che rende speciali i dischi che da ascoltatori amiamo di più in assoluto, quelli dove c’è una tensione emotiva che ti accompagna dal primo all’ultimo minuto ed è impossibile distrarsi. E’per questo che in chiusura usiamo sempre una canzone dal respiro diverso dalle altre…è come stare seduti per tanto tempo ed all’improvviso alzarsi e mettersi a saltellare (risate ndi).
Kazu: Diciamo anche che in questo caso abbiamo messo per ultima l’unica canzone dell’album veramente “positiva” ed è un piacere ascoltarla dopo tutta quella sfilza di storie tristi (altre risate).

LT: Per la prima volta avete abbandonato l’approccio minimale che vi aveva caratterizzato fin qui e vi siete messi a giocare con strumenti per voi inusuali come: archi, tastiere…
Amedeo: Da un po’ di dischi a questa parte, ogni volta prima di entrare in studio, ci chiedevamo quanto sarebbe stato bello avere con noi una sezione d’archi. Poi per motivi di soldi e cose del genere non se n’é mai fatto nulla. Questa volta, invece, è stato possibile sperimentare.
Kazu: La colpa è tutta del clavinet che abbiamo trovato in studio quando abbiamo registrato Melodies. All’inizio né eravamo affascinati, dopo un po’ che ci passavamo del tempo sopra, Amedeo aveva completamente perso la testa e voleva suonare solo quello. Una volta, terminata la scrittura delle nuove canzoni, ci siamo resi conto che era ora di ritirarlo fuori e con lui tutta un'altra serie di strumenti che potevano essere perfetti per questi brani.

LT: Sono rimasto sorpreso anche dal suono: mai così nitido e ben prodotto. Avete lavorato con lo stesso team di Melodies (Guy Picciotto- Fugazi- in cabina di regia e John Goodmanson) eppure sembra tutto diverso. E’ cambiato il modo di scrivere o più semplicemente solo quello di registrare?
Amedeo: Per quest’album abbiamo cercato di ottenere il sound migliore possibile, siamo stati per giorni e giorni a cercare di ottenere un suono di batteria che facesse tremare i muri, una volta raggiunto lo scopo siamo passati a tutto il resto. Non ostante quello che si possa pensare questo disco è stato fatto molto in fretta: solo venti giorni per registrare e dieci per mixare…
LT: Un solo mese???
E cosa avete fatto allora negli ultimi quattro anni (ristate ndi)?
Amedeo: Negli ultimi quattro anni sono successe parecchie cose: inizialmente abbiamo passato molto tempo a scrivere e quando eravamo pronti per entrare in studio abbiamo dovuto rinviare tutto a causa della morte della mamma di Guy. La volta successiva era l’ingegnere del suono ad essere occupato con un impegno più danaroso e ci siamo dovuti stoppare di nuovo. Poi lei (guarda Kazu che, nel frattempo, è totalmente assorta a fissare il muro ndi), ha avuto l’incidente e così siamo stati costretti a passare diversi mesi in casa, riascoltando i nastri che avevamo inciso. Devo ammettere, però, che questo è stato quasi un bene e ci ha aiutato molto a conseguire il risultato che volevamo ottenere.
Kazu: Comunque il disco era già pronto un anno fa, poi è successo che abbiamo cambiato label e…
LT:..siete passati alla 4 A.D. che è molto di più di una semplice etichetta discografica. Un vero e proprio marchio di fabbrica per un certo tipo d’estetica e d’approccio che il vostro ultimo lavoro richiama in pieno. Come vi trovate nella vostra “nuova casa”?
Kazu: Noi abbiamo scelto quest’etichetta perché ci fidiamo delle persone che ci lavorano e delle promesse che ci sono state fatte. Ci siamo lanciati in pieno in questo “mondo 4 A.D.”, ma vogliamo dimostrare a tutti i costi d’essere ancora “noi” e di esistere indipendentemente dalla label per la quale incidiamo. Siamo contenti di essere su 4.A.D. per quello che rappresenta, ma soprattutto perché ci permette d’avere lo stesso impatto in tutti i paesi in cui il disco esce e nello stesso momento.

LT: Certo che deve essere difficile per voi compiere questo salto da un’etichetta relativamente piccola come Touch And Go a questa che ha quasi la forza di una major. Siete spaventati?
Amedeo: Spaventati non di certo, o meglio siamo spaventati dal fatto di dover lavorare molto di più (ride ndi).
Kazu: Perché dovremmo essere spaventati? In un certo senso è una cosa che abbiamo cercato noi e per ottenerla abbiamo fortemente lottato. In più è un’etichetta europea ed io penso che mai come ora la nostra musica sia stata così adatta alla “vostra” cultura. Io ci trovo molto Serge Gainsburg in questo disco…

LT: Sicuramente...direi che siete riusciti a portare a compimento la vostra trasformazione in scrittori di grande musica pop, nel senso positivo del termine.
Amedeo: Non so se siamo “pop”o meno, io so solo che, da sempre, quello che volevamo fare con questo gruppo era scrivere “belle canzoni” e continueremo cercando di fare sempre meglio. Poi sai, in America c’è tutta un'altra accezione della parola: il pop è quello che va in onda sui grandi network, noi siamo fortunati se ci passa qualche college radio. Penso che questo disco sarà molto più comprensibile per gli europei e penso anche che non si tratti di un album facilissimo. In questo senso era molto più, ehm, pop il disco precedente. Parlo di canzoni come In Particular e This Is Not.
LT: Secondo me anche Elephant Woman può essere considerata un bell’esempio di canzone pop...
Amedeo: Forse si…magari cantata da un'altra cantante (scoppia a ridere ndi)
Kazu (ridendo ndi): Scusatemi…vi prego, non uccidetemi!!!
Amedeo: Magari Britney Spears...
LT: Uhm, la vedo dura...per Britney, però non sarebbe male fare un video insieme in cui lei vi insegue in hot pants…ehehehe
Kazu: Noooooo!!!! (continua a ridere).


LT: Mi verrebbe quasi da chiedervi se avete in mente un piano per “conquistare” il mondo?
Amedeo: Io penso che quelli che vogliono “conquistare il mondo” siano altri. Non credo che noi abbiamo il potere necessario per fare questo, credo però che ci siano molte “brutte” cose da mettere a posto e noi, magari, possiamo contribuire a farlo impegnandoci al meglio, suonando la nostra musica e cercando di trasmettere l’energia giusta a chi ci ascolta. Ecco, io penso che se c’impegniamo tutti a migliorare “il nostro piccolo” forse, alla fine, non avremmo conquistato il mondo ma sicuramente lo avremmo reso un posto migliore.
Kazu: Per noi l’importante è riuscire a fare bene le cose che sappiamo fare e vivere in pace con l’universo. Ora come ora, la mia mente è tutta presa da queste nuove canzoni e dalla ricerca del modo per riuscire ad interpretarle nella maniera giusta. Se ci riusciremo sarà come dare una chiave d’accesso per il nostro “piccolo mondo segreto”.

LT: Nella vostra musica e, credo, anche nel vostro modo di affrontare la vita, condividono tre diverse culture: quella orientale, quella europea e quella del vostro paese adottivo. La cosa affascinante è che parlando con voi, non si ha l’impressione di trovarsi davanti una giapponese e due italiani che vivono in America, ma tre persone che hanno sviluppato un modo tutto loro di rappresentare queste tre cose. Il vostro “piccolo mondo segreto”, appunto.
E’ stato facile raggiungere questo equilibrio?
Amedeo: “No, non è mai stato facile e probabilmente mai lo sarà. Sicuramente noi non ci sentiamo “di nessun posto”, sappiamo da dove veniamo e personalmente sono molto contento quando posso trascorrere del tempo qui, però non so…
Kazu: …diciamo che stiamo ancora cercando un posto in cui sentirci pienamente a nostro agio.

LT: Questo per voi è un anno “importante”. Misery Is a Butterfly è uscito da poco e ci sono grosse aspettative in merito, voi come state vivendo questa cosa, sentite la pressione?
Amedeo: Io non so ancora cosa dobbiamo aspettarci da questo lavoro, non so che tipo di reazioni susciterà in America. Secondo me, è troppo distante da quella cultura, anche i nostri amici fanno fatica a capire un album del genere. Pensano che dentro ci sia troppa oscurità, lo trovano pesante ed oppressivo. L’apprezzano, ma fanno fatica ad andare “nel profondo”.
Kazu: Io sono rimasta incredibilmente sorpresa di come francesi ed italiani hanno accolto il disco, non mi aspettavo tutta questa attenzione. In America, invece, per ora abbiamo riscontrato solo un “quieto” silenzio…speriamo che le cose migliorino con il tempo.

LT: Forse, in questo senso, vi aiuterà il tour che state per intraprendere. Come avete intenzione di rappresentare sul palco il vasto assortimento di suoni e strumenti presenti nell’album, allargherete l’organico?
Amedeo: Si, suonerà con noi un ragazzo molto bravo che ha già fatto qualche tour con Unwound e Melvins. Lui suonerà la chitarra, in modo da consentire a Kazu di occuparsi con più calma delle tastiere e poi farà un po’ da polistrumentista suonando qualcos’altro qua e la. Inoltre stiamo cercando di avere delle proiezioni che accompagnino il concerto e ci piacerebbe, ogni tanto, avere qualche ospite sul palco con noi….è il mio sogno: avere un sacco di gente vicino mentre suono, non so quello che potrebbe venir fuori, ma almeno mi sentirei molto più sicuro.
LT: Perché non un concerto con l’orchestra?
Amedeo: Ci piacerebbe fare qualcosa del genere, magari per un occasione speciale, una “serata unica”. Il problema è che sarebbe terribile suonare in mezzo a musicisti eccezionali e cantare in maniera tremenda, commettendo errori su errori. Penso che moriremmo dalla vergogna, quindi se succederà, sarà solo a fine tour.

LT: Ultima domanda: se vi rubassero tutte le parole e ve ne lasciassero solo tre per definire la vostra musica, quali pensate siano le più adatte?
Amedeo: Uhm…

Seguono trenta secondi di silenzio, inevitabili dopo una domanda così stupida…Kazu incomincia a vagare con lo sguardo come in cerca di qualcosa ed esclama:
“ Lavazza, Espresso, Caffè…”, ovviamente scoppia a ridere.
Amedeo: Non lo so, veramente non né ho idea, dicci quali sono le tue?
LT: Ci provo: sofferenza, dolcezza e…meraviglia!!!
Kazu: Si, mi piacciono tutte e tre. Sono d’accordo.”

Quelle che avvengono dopo sono solo chiacchiere a ruota libera. Si parla degli spostamenti di entrambi, io in treno verso casa loro in aereo verso Madrid e di un po’ di dischi da comprare prima di partire.
Amedeo vuole conoscere un po’ di cose italiane, prende un foglietto e si appunta dei nomi, Kazu nel frattempo guarda dalla finestra…
Simone alza finalmente la faccia dalla tisana, segno chiaro ed inequivocabile che il tempo a mia disposizione è veramente terminato, l’intervista anche…andate in Pace.